Fortapàsc intervista ad Andrea Purgatori


Fortapàsc‘, l’ultimo film di Marco Risi sarà presentato a Napoli il prossimo 16 marzo, in anteprima nazionale al Teatro San Carlo, il 20 nei cinema della città, per poi arrivare in tutte le sale italiane dal 27 marzo, distribuito da 01 distribution.

Nel cast: Libero De Rienzo, Valentina Lodovini, Michele Riondino, Ernesto Mahieux. Sceneggiatura di Andrea Purgatori e James (Jim)Carrington.

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Andrea Purgatori una firma di qualità, che ha siglato il suo trentennale impegno di giornalista e scrittore, di autore e sceneggiatore per la televisione e il cinema. Come scenegiatore valgono, su tutti, alcuni esempi:

Il muro di gomma Nastro d’argento 1992 per il miglior soggetto, Premio Cinema per la pace 1993

Nel continente nero” 1993 Premio Cinema e società

Il giudice ragazzino”in concorso al Festival di Berlino, Globo d’oro per la miglior sceneggiatura

Vite Blindate” per Rai Uno 1997

Il fantasma di Corleone” 2004

Caravaggio” per Rai Uno 2007

Lo abbiamo incontrato in occasione dell’uscita contemporanea, questo mese, di due opere di cui è autore ‘Fortapàsc’, al cinema e ‘Lo smemorato di Collegno’, per Rai1. Lo ringraziamo per la sua disponibilità e per averci dato l’occasione di approfondire e riflettere su alcuni temi di scottante attualità.

locandina Parliamo di “Fortapàsc” per la Regia di Marco Risi con il quale lei ha già collaborato in passato..

“Con Marco (Risi ndr.) c’è una antica amicizia. Insieme (e insieme a Sandro Petraglia e Stefano Rulli) abbiamo costruito “Il Muro di gomma”. Poi abbiamo lavorato ad un altro paio di progetti che non si sono realizzati. Il cinema è così. Ma non ci siamo mai persi di vista.

Tant’è che ho recitato anche in due dei suoi film che non avevo scritto io (“L’ultimo capodanno” e “Tre mogli”). Poi nel 2002 abbiamo cominciato a pensare al film su Giancarlo Siani. In effetti l’abbiamo scritto (con Jim Carrington) nel 2003, molto prima che Gomorra diventasse un libro e poi un film.

Il protagonista doveva essere Stefano Accorsi, che all’ultimo momento fece un passo indietro. Il copione è rimasto cinque anni nel cassetto. Ma adesso il film c’è, ed è persino strano che arrivi dopo Gomorra.

In fondo raccontiamo la camorra degli anni Ottanta, e quella di Saviano e Garrone è figlia di quella stagione. Dunque, Fortapàsc in qualche modo va considerato un prequel. Anche se nelle sale arriverà dopo.”

Sappiamo che “Fortapasc” racconta la storia degli ultimi 4 mesi di vita del giovane giornalista Giancarlo Siani, ucciso nel 1985 dalla camorra di Torre Annunziata, unico giornalista mai eliminato dai camorristi, che pure sembra essere rimasta una piccola storia dimenticata. Lei si è occupato spesso di questioni di mafia e di camorra, di misteri italiani e siamo ancora sull’onda del successo e delle polemiche del film di Garrone “Gomorra”. Perché un film su Siani? Quali i legami di attualità?

“‘Fortapasc’ è un film su Giancarlo Siani ma anche un film sul giornalismo. Un film sui giornalisti precari, che oggi in Italia sono 40mila e sono più sottopagati dei telefonisti dei call-center, ma rischiano, lavorano e raccontano con passione questo Paese. Per cinque, sei Euro a ‘pezzo’. Giancarlo era uno di loro. Un ragazzo di 25 anni con un sogno: diventare giornalista. A lui dedichiamo il film e a tutti quei giornalisti precari che sono ‘giornalisti-giornalisti’, come dice uno dei protagonisti a Giancarlo quando gli spiega cosa sarà la sua vita al giornale “Il Mattino”. Purtroppo, invece i giornalisti, oggi, sono perlopiù ‘giornalisti-impiegati’. Privilegiati e inutili.”

Quale approccio avete scelto per raccontare Siani ?

“Abbiamo evitato di raccontarlo come un predestinato, cosa che normalmente accade quando si costruisce un film su un personaggio vittima della criminalità organizzata. Non è Peppino Impastato, che dall’inizio aveva scelto, in qualche modo, di immolarsi contro la mafia. Giancarlo Siani era un ragazzo di 25 anni, con tutte le passioni, l’entusiasmo, le amicizie e i desideri della sua età. La musica, le ragazze, il gioco della vita. E’ andato incontro alla morte quasi inconsapevole, benchè sul lavoro non facesse sconti a nessuno. E’ stato l’unico giornalista ucciso dalla camorra in Campania e non era nemmeno ancora stato assunto al ‘Mattino‘.”

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Lei nel 1985 era ancora inviato del “Corriere della Sera”, quale fu la sua impressione e quali i sentimenti di un giornalista di fronte all’esecuzione di un giovane collega?

“Rabbia, soprattutto. Rabbia due volte, quando le indagini cominciarono a perdersi nella nebbia. Mi sembrava che Siani fosse considerato una vittima di serie B. Come se un giornalista precario ammazzato non valesse tanto, quanto un giornalista assunto in pianta stabile. Per fortuna le indagini, alla fine, hanno garantito che gli esecutori fossero identificati, processati e condannati. Ma sui mandanti c’è ancora molto mistero. Ecco, credo che Fortapascrisponda anche a questa esigenza: andare avanti nella storia giudiziaria, al di là della verità processuale, lasciando intuire ciò che tutti pensano ma non dicono: dietro la camorra si nascondeva molto probabilmente la testa della politica. Il solito intreccio italiano…”

Il ‘caso Genchi’ e le recenti modifiche apportate dal Governo Berlusconi alle Leggi in materia di intercettazioni e libertà di stampa, l’attuale condizione dell’Editoria, l’irrisolta questione del conflitto di interessi, quanto incidono secondo lei sul futuro professionale dei giovani giornalisti? E che futuro avrà la libertà di stampa? Il diritto di cronaca è ancora un bene comune?

“Un Paese che non è informato correttamente, che vive in perenne conflitto di interessi tra potere e media, che pensa a fare Leggi per nascondere, piuttosto che per dare trasparenza, forse, nel breve periodo, garantisce a una classe dirigente, il predominio assoluto. Ma alla lunga perde se stesso, perde lo specchio più importante nel quale scoprire di cosa è fatto. E perde, con questo specchio, la possibilità di decidere (anche chi votare).”

Nuovi progetti all’orizzonte? Qualche anticipazione per i nostri lettori?

“ll 29 e 30 marzo andrà in onda su RaiUnoLo smemorato di Collegno” due puntate su uno dei primi casi mediatici del Novecento, attraverso il quale il potere fascista ingaggiò un braccio di ferro con la Chiesa in vista del Concordato. Poi sto scrivendo un film sulla vita di Renato Vallanzasca, il pericolo pubblico numero uno negli anni Settanta. E a Belgrado si stanno terminando le riprese de “Lo Scandalo della Banca Romana. La vera storia di un ‘crac’ che fece tremare il Paese alla fine dell’Ottocento, con le stesse modalità degli scandali Cirio e Parmalat, con personaggi che sembrano ispirati ai ‘furbetti del quartierino’. L’Italia non è mai cambiata, si è solo riciclata in peggio. Finchè ce lo fanno raccontare…”

FONTE: www.100interviste.wordpress.com

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